Storia dell’incontro con una sconosciuta

Stava pulendo i bagni del centro commerciale, un po’ indispettita dalla tanta carta lasciata sul pavimento e dal disordine generale. Aveva un piglio gentile, e un accento musicale. Le ho chiesto di dove fosse. “Vengo dal Brasile” mi ha risposto. Abbiamo parlato cinque minuti, un breve tempo che, entrambe, abbiamo colmato di informazioni.
Lei per dirmi che è arrivata a Brescia nel 2011, che non capiva nulla quando la suocera le parlava in stretto dialetto bresciano e che le persone dovrebbero rispettare i luoghi pubblici come fossero loro, perché è questione di educazione. Io per raccontarle degli amici brasiliani che, lasciata Brescia, sono tornati a casa.
Alla fine siamo finite a parlare del tempo, che là fa caldo e che qui fa freddo. Soprattutto in inverno. Le prime volte, ha raccontato, le si gelavano le dita. Poi, un giorno, ha visto cadere la neve. Per lei era la prima volta. Me l’ha detto con una lievità fanciullesca che mi ha spostata, per un attimo, in una dimensione parallela.
L’ho seguita con lo sguardo quando ha alzato gli occhi al cielo e, con le mani, ha mimato i fiocchi scendere lenti. Poi ha fissato il suo sguardo color cioccolato nel mio. Era luminoso, sorridente.
Non so come, né con quali parole, ma ci siamo salutate. Lei ha stretto lo spazzettone tra le mani e ha ripreso a pulire con energia. Io sono uscita dai bagni, pensando quanto è bello, ogni tanto, attaccare bottone con chi non si conosce, per ricevere in dono minuti preziosi che potremmo non dimenticare mai. E così sarà.
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