La 19ma legislatura è iniziata con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Chi sono, cosa hanno detto e cosa faranno?

Credo che le persone possano cambiare. Sempre che lo vogliano. Credo anche che, per alcuni, le prese di posizione estremiste, oggi come oggi, siano solo apparenti. Convenienti medaglie su una divisa che poi, arrivati a casa, si tolgono per indossare panni più comodi e rilassati. Credo anche, ma è forse meglio dire che lo spero, sia cambiato il mondo e che in Italia non ci siano (più) i presupposti per un passo indietro nel tempo più nero della nostra storia.
Dunque: la diciannovesima legislatura è iniziata, abbiamo Ignazio Benito Maria La Russa come presidente del Senato, la seconda più importante carica dello Stato dopo quella di presidente della Repubblica. L’articolo 86 della Costituzione ci ricorda che “𝑳𝒆 𝒇𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝑷𝒓𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑹𝒆𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂, 𝒊𝒏 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒄𝒂𝒔𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒂 𝒂𝒅𝒆𝒎𝒑𝒊𝒆𝒓𝒍𝒆, 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒆𝒔𝒆𝒓𝒄𝒊𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒅𝒂𝒍 𝑷𝒓𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝑺𝒆𝒏𝒂𝒕𝒐”. Il leghista Lorenzo Fontana è stato nominato presidente della Camera (la terza delle più alte cariche dello Stato).
Chi è La Russa, lo sappiamo un po’ tutti: ha militato nel Movimento Sociale Italiano, poi An e PdL. E’ tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Insomma, una vita votata a destra. Il 13 ottobre, dopo la sua elezione a presidente del Senato, abbiamo assistito a una scena (storica? simbolica? inquietante?) : a 100 anni dalla Marcia su Roma 𝑳𝒊𝒍𝒊𝒂𝒏𝒂 𝑺𝒆𝒈𝒓𝒆 – senatrice a vita deportata nel 1944 nel campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, sopravvissuta all’olocausto (non c’è bisogno di ricordare cosa è stato, giusto?) che ha fatto della sua vita una testimonianza per i crimini commessi dal fascismo – ha annunciato l’elezione di Ignazio La Russa.
Perché proprio lei? Perché, essendo la più anziana dell’emiciclo, ha dovuto presiedere la prima seduta del Senato nella nuova legislatura al posto del presidente emerito Giorgio Napolitano, che ha dovuto declinare per motivi di salute. E’ il regolamento, bellezza!
Che dire, poi, del discorso di insediamento di La Russa, quando ha citato Sandro Pertini (già) e la sua frase che lo ha ispirato: 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 è 𝒏𝒆𝒄𝒆𝒔𝒔𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒕𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂, 𝒎𝒂 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒔𝒑𝒆𝒓𝒂𝒏𝒛𝒂 . Oppure, che dire del 25 aprile, 1°maggio e 2 giugno “date che hanno bisogno di essere celebrate da tutti”, ha detto La Russa, e di quell’unità tra le parti, tanto rimarcata che lo ha portato a dire: “sono sempre stato un uomo di parte, di partito. Ma in questo ruolo non lo sarò”. Beh, non so voi ma io un po’ stranita lo sono. Le persone possono cambiare? Ci credo, ma vengo categoricamente delusa. Eppure continuo a lottare, proprio come diceva Pertini, anche senza speranza.
Poi arriva Lorenzo Fontana, politico che sui social pubblica foto di santi, sante, madonne, Salvini (glielo avrà insegnato lui, a farlo?) e che crede nella difesa dei confini dalle 𝒊 𝒏 𝒗 𝒂 𝒔 𝒊 𝒐 𝒏 𝒊 . Il suo curriculum parla di manifestazioni per la famiglia tradizionale (e io, qua, sono già segnata sul taccuino nero), di posizioni antiabortiste, anti LGBT+ e filo putiniane. Integralista ultracattolico, anti euro…
C’è altro? Sì, ma ho già bruciore allo stomaco, mi fermo qua. Sia chiaro, lui è assolutamente libero di avere le sue idee (le parole e le azioni, però, vanno sempre pesate), il punto è che non vorrei le imponesse a tutti visto che è la terza più alta carica dello stato.
Il presidente della Camera, tra le altre cose, “𝒅𝒆𝒄𝒊𝒅𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒎𝒎𝒊𝒔𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕à 𝒅𝒆𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒆𝒕𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆, 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒆𝒎𝒆𝒏𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊, 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒐, 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒎𝒐𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊, 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒈𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒑𝒆𝒍𝒍𝒂𝒏𝒛𝒆” e questo un po’ mi preoccupa visto che il presidente di una Camera può, di fatto, incidere sull’approvazione o sulla bocciatura della legge.
“La Camera – ha detto Fontana nel suo discorso d’insediamento – rappresenta le diverse volontà dei cittadini: la nostra è una nazione multiforme con diverse realtà storiche e territoriali che l’hanno formata e l’hanno fatta grande: la grandezza dell’Italia è la diversità. Interesse dell’Italia è 𝒔𝒖𝒃𝒍𝒊𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒆 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊𝒕à” e per un attimo mi ha lasciato sperare, poi ho realizzato. Macché, signori e signore, qui si parla di autonomie locali, mica di diritti sociali. Che ne è, e che ne sarà di quel “rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali umani” evidenziati nel saluto di Fontana al Pontefice? La mia prof di Lettere, a questo punto, mi aiuterebbe con una valida parafrasi. Parole, parole…un tanto al chilo.
Fontana ha citato anche il beato Carlo Acutis (un ragazzino di 15 anni morto nel 2006 per una leucemia fulminante) che disse “𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒐𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒂𝒍𝒊 𝒎𝒂 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒊 𝒎𝒖𝒐𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒇𝒐𝒕𝒐𝒄𝒐𝒑𝒊𝒆”. Lo ha fatto introducendo un discorso sull’Italia che, avendo una sua peculiarità, non deve omologarsi a realtà estere.
Ma Carlo Acutis, cosa voleva dire con quella frase? Repubblica riporta una dichiarazione della madre del giovane all’Ansa: “𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒏𝒐𝒊 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒔𝒑𝒆𝒄𝒊𝒂𝒍𝒊, 𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒄’è 𝒖𝒏 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒐𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆, 𝒔𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒄𝒆𝒈𝒍𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒅𝒊 𝒗𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒇𝒐𝒕𝒐𝒄𝒐𝒑𝒊𝒆 𝒅𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒐 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂”.
Non resta che lasciar lavorare i nostri nuovi politici perché: ormai altro non possiamo fare e qualcuno deve pur farlo. Speriamo che gli spettri rimangano nell’oltretomba, che le immagini e le parole in Parlamento non ci facciano raccapricciare oltremodo, come spesso è accaduto. E che l’opposizione faccia un degno lavoro, lasciando perdere le scaramucce e mostrandosi propositiva e incisiva.
Non citerò santi o beati, ma quel “tutti nascono…” mi riporta alla 𝘿𝙞𝙘𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙪𝙣𝙞𝙫𝙚𝙧𝙨𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙞 𝙙𝙞𝙧𝙞𝙩𝙩𝙞 𝙪𝙢𝙖𝙣𝙞 (1948) il cui primo articolo recita proprio così: 𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒈𝒍𝒊 𝒖𝒐𝒎𝒊𝒏𝒊 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒊𝒃𝒆𝒓𝒊 𝒆 𝒖𝒈𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒊𝒏 𝒅𝒊𝒈𝒏𝒊𝒕à 𝒆 𝒅𝒊𝒓𝒊𝒕𝒕𝒊. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒐𝒕𝒂𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒓𝒂𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒆 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒈𝒊𝒓𝒆 𝒈𝒍𝒊 𝒖𝒏𝒊 𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐 𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊 𝒊𝒏 𝒖𝒏𝒐 𝒔𝒑𝒊𝒓𝒊𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒇𝒓𝒂𝒕𝒆𝒓𝒏𝒊𝒕à.
E, visto che siamo in Italia e non ci vogliamo “omologare”, citiamo pure la nostra 𝘾𝙤𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 dove, all’articolo 3 ricorda che: 𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒊 𝒄𝒊𝒕𝒕𝒂𝒅𝒊𝒏𝒊 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒑𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒊𝒈𝒏𝒊𝒕à 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍𝒆 𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒆𝒈𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆, 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒕𝒊𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒔𝒆𝒔𝒔𝒐, 𝒅𝒊 𝒓𝒂𝒛𝒛𝒂, 𝒅𝒊 𝒍𝒊𝒏𝒈𝒖𝒂, 𝒅𝒊 𝒓𝒆𝒍𝒊𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒅𝒊 𝒐𝒑𝒊𝒏𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆, 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒅𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂𝒍𝒊 𝒆 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒍𝒊.
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