Brescia, 28 maggio 1974.
Ore 10,12: in piazza Loggia è in corso un comizio antifascista. Franco Castrezzati, della Cisl, ha iniziato a parlare da alcuni minuti quando esplode una bomba nascosta in un cestino della spazzatura.
- Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni
- Livia Bottardi Milani, 32 anni
- Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni
- Euplo Natali, 69 anni
- Luigi Pinto, 25 anni
- Bartolomeo Talenti, 56 anni
- Alberto Trebeschi, 37 anni
- Vittorio Zambarda, 60 anni
…altre 102 rimangono ferite.
La strage di piazza della Loggia si inserisce nella strategia della tensione, una lunga scia di attentati – da Piazza Fontana, alla bomba alla questura di Milano, al treno Italicus – che insanguinarono l’Italia dal 1969 al 1984.
Il 22 luglio 2015 Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte vengono condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano al termine di una lunga vicenda processuale iniziata nel 1979. Non si tratta, ancora, di una sentenza definitiva. I difensori dei condannati attendono le motivazioni per ricorrere in Cassazione.
Il 28 maggio 2016 per Brescia sarà la prima commemorazione in piazza con una sentenza di colpevolezza. La prima dopo 42 anni. Il fotografo bresciano Eros Mauroner, in questi giorni, ha posto un’interessante riflessione sul significato della ricorrenza, oggi, e sul rischio che possa trasformarsi in pura “liturgia” poco sentita dalle giovani generazioni. Dalla riflessione alla proposta: organizzare in quegli stessi giorni un “festival del diritti”, per rendere la ricorrenza più attuale e più incisiva. Pubblico gli articoli del quotidiano Bresciaoggi (per cui lavoro) nei quali si sviluppa il dibattito nato in città su questo tema. Dalla proposta di Eros Mauroner alle risposte di Alfredo Bazoli, deputato del Pd e figlio di una delle 8 vittime della strage, dei segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, fino alla riflessione di Manlio Milani.
Manlio Milani è l’uomo che appare in alcune delle drammatiche foto scattate quel giorno. Nella strage di piazza Loggia ha perso la moglie, Livia Bottardi. Da allora non ha mai smesso di illuminare la verità: CHI, COME, QUANDO E PERCHE’ le domane alle quali ha cercato di dare risposta, supportato da tutta la città. Oggi è il presidente della Casa della Memoria l’associazione dei familiari dei Caduti in piazza Loggia. A lui l’ultima parola sul dibattito in corso.
Prima, però, riascoltiamolo in questa intervista televisiva che gli feci nei giorni seguenti la sentenza , era luglio del 2015. Se vorrete, dopo aver letto gli interventi qui sotto, potrete intervenire nella sezione commenti del blog. Grazie
Leggi la proposta di Eros Mauroner (pdf) Leggi la risposta di Bazoli, Cgil, Cisl e Uil
Leggi la riflessione di Manlio Milani
Un doveroso aggiornamento della vicenda a oggi (29 marzo 2018) quando mancano due mesi al prossimo 28 maggio. Saranno ricordati i 44 anni dalla Strage.
20 giugno 2017
La Cassazione conferma le condanne all’ergastolo per i neofascisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte e mette un punto fermo: Maggi è il mandante certo.
Nelle motivazioni si legge: “Il compendio probatorio acquisito nei confronti di Maggi non lascia alcuno spazio per dubitare del suo ruolo organizzativo sul quale convergono non solo le dichiarazioni accusatorie di Tramonte e di Digilio, ma tutti gli altri elementi indiziari”. Quanto a Tramonte, la Suprema Corte rileva che è lui stesso “dal luglio 1995 fino alla sua ritrattazione, avvenuta il 14 maggio 2002” – e ritenuta inattendibile – ad aver ammesso “di aver partecipato a una pluralità di riunioni in casa di Gian Gastone Romani, nel corso delle quali Maggi aveva illustrato ai presenti le proprie teorie eversive e gli sviluppi stragisti che ne sarebbero derivati”.
—> Maurizio Tramonte nei giorni precedenti la sentenza della Corte di Cassazione , si recò in Portogallo, a Fatima. Un pellegrinaggio dovuto alla fede mariana, spiegò il giorno dopo, quando venne arrestato. Estradato nel dicembre 2017, l’ex fonte Tritone ora è in carcere per scontare la sua pena (nei confronti di Maggi sono stati disposti, in considerazione dell’età e delle condizioni di salute, gli arresti domiciliari).
Il commento di Manlio Milani al rientro di Tramonte in Italia: “Non ho alcun problema: nel momento in cui dovesse riconoscere la sentenza e fosse intenzionato ad aprire un dialogo, certamente non troverà la porta chiusa”. “Restano ancora sconosciute le ragioni per cui Tramonte si è fatto arrestare in Portogallo – continua Milani – ma è una scelta sua. Ora è affidato alle leggi dello Stato e godrà di ciò che dicono le nostre leggi”.
La risposta di Maurizio Tramonte: “Non avrei alcun problema a incontrare Manlio Milani, perché non sono stato io a uccidere sua moglie”.
Brava e bella
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