Il manifesto passatista

Vinili Sento che sto perdendo qualcosa e non voglio succeda. Sto perdendo il passato, quello fatto di piccole felicità, d’improvvise soddisfazioni, di semplici gioie. E’ quel passato nel quale ho lasciato la lentezza. Una lentezza che mi faceva scegliere il 45 giri da inserire nel giradischi, che mi faceva passare le ore in un negozio per far scorrere tutti gli album prima di comprarne uno. La lentezza che, anche in tempi più recenti, mi portava in un negozio per scegliere un cd. Un passato nel quale ho lasciato la carta da lettere, la più bella e raffinata. Una carta che riempivo di pensieri (anch’essi lenti) e piegavo accuratamente prima di profumarla, chiuderla in una busta altrettanto delicata e affidarla a persone che ne avrebbero avuto cura, portandola al destinatario. Non voglio perdere nulla e per farlo c’è solo un modo: non smettere mai. Testarda nostalgia o semplice istinto di sopravvivenza in un mondo troppo veloce, schizzato. Un tempo che, come un cannibale, divora senza fare distinzione ma solo per saziarsi. Ho iniziato a contrastarlo non cedendo mai ai cibi precotti o barattolini “ponto in tavola”. Il contatto con le forme, i colori, i sapori dei prodotti naturali mi ha sempre mantenuto ancorata a me stessa. Mi ha regalato il tempo della cucina, la lentezza con la quale i sapori si amalgamano, si esaltano, si contaminano di nuova poesia e nuove culture. Allo stesso modo, ostinatamente e amorevolmente, scelgo i libri e i giornali da compare. Ora, però, è il tempo della ribellione più azzardata: quella al  facile download che ha infierito senza pietà su cose e persone. Io mi riprendo il mio tempo e, nei giorni futuri, acquisterò la musica che più amo nei negozi, su  supporti reali, mi comprerò anche un giradischi, stamperò le foto del cuore e le regalerò in una bella cornice, scriverò lettere imponendo alle mie dita danze più armoniche del semplice battere su una tastiera, lavorerò con le mani per realizzare oggetti che mi accompagneranno nella vita e che parleranno di me. Telefonerò, piuttosto che affidarmi a veloci messaggi, sentirò la voce delle persone senza interpretarla (erroneamente) a causa di faccine o errori di scrittura. Ritroverò il contatto umano di quattro parole, anche veloci, al bar. Un “ciao” detto al volo passando in auto, un sorriso in più da regalare a chi si incontra. Per fare tutto questo avrò bisogno di altri ribelli, di temerari eroi che vogliano frenare l’inesorabile incedere del tempo. Non per bloccarlo, ma per godere al meglio ogni istante della vita.

Informazioni su Paola Buizza (LaBui)

Giornalista con un futuro sempre in discussione e un passato costruito sull'istinto. Una vita geograficamente collocata oltre gli schemi e gli stereotipi. Una donna che cade, soffre, si rialza e cammina. A volte, vola. Questo blog, comunque, non rappresenta una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con cadenza periodica né è da considerarsi un mezzo di informazione o un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001
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