Ci vuole spirito da Indiana Jones per andare a passeggio nei boschi incantati. Nel bel mezzo del cammin di mia vita, in un tortuoso sentiero sulle colline di Rezzato (Brescia), mi si è rivelato un volto maschile e barbuto.
Emerso dalla roccia e delineato dai raggi del sole, che si insinuano tra la vegetazione, il “mostasù (faccione) detto anche “deaulì” (diavoletto), non è l’unico elemento curioso che si trova lungo il cosiddetto sentiero della rasa (n.1). Sullo stesso masso appaiono frammenti di numeri. Date, forse, relative al periodo in cui il faccione fu scolpito. Cosa si cela dietro a questi rilievi e a queste incisioni? Si tratta davvero del volto di un addetto al trasporto delle pietre, vittima di un incidente mortale, i cui lineamenti furono scolpiti sulla pietra dai compagni di lavoro per ricordarlo, come viene spiegato dall’ Associazione Naturalmente di Rezzato oppure si tratta di qualcosa di ancor più antico e misterioso come lascia pensare Luca Quaresmini su Popolis?
“La risposta giusta non la sapremo mai e proprio qui in questo mistero sta tutto il suo fascino, tante saranno le risposte degli uomini” direbbe il Nobel Carlo Rubbia.
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