La violenza è l’ultimo rifugio degli incompetenti.
(Isaac Asimov – Cronache della galassia)
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Tempo di archiviare anche questo 1° maggio 2015.
Una giornata in cui il tema del “Lavoro” è scivolato silenzioso come un rivolo d’acqua, in cui l’inaugurazione di Expo 2015 ha monopolizzato l’informazione; una giornata terminata con le dimostrazioni distruttive del Blocco nero, i cosiddetti “Black bloc”.
Filo conduttore di ogni evento: la violenza.
La violenza di chi, quotidianamente, nega una vita dignitosa attraverso il diritto al lavoro, contravvenendo all’art. 1 della Costituzione che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (ma, d’altra parte, la non applicazione della Costituzione è pratica quotidiana, reiterata, taciuta).
La violenza di chi agguanta il Pianeta sfruttandolo, spremendolo, usandolo per vantaggi economici a discapito del diritto, quanto meno, di sopravvivenza.
La violenza di chi si nutre sprecando, mentre altri muoiono, denutriti, implorando.
La violenza fine a sé stessa e illusione di una forza sociale, strumento di lotta contro modelli di consumo ritenuti distruttivi. Ma se a violenza si risponde con violenza, chi riceve violenza è legittimato a rispondere con altrettanta gravità? Cosa si ottiene? Un girotondo di distruzione.
La giusta chiosa ce la fornisce Isaac Asimov con una delle sue famose massime: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incompetenti“. Una frase da gustarsi, lentamente, come un buon vino da meditazione. Parole da pesare sulla bilancia della nostra responsabilità umana e sociale che permettano di recuperare la competenza del giudizio e dell’azione, la responsabilità dell’azione nella consapevolezza della reazione.
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