Quell’inspiegabile senso si frustrazione che ti assale quando ti fermi al cospetto delle strisce pedonali, rischiando tamponamenti e insulti vari (degli automobilisti), e il pedone non attraversa. Lui, non attraversa. Ti guarda, non parla. E’ immobile. Il tempo sembra fermarsi. Nella mente si affollano pensieri, domande: “Ma perché non attraversa?”. E lui (o lei), beatamente immobile, guarda di fronte a sé. Cosa, non si sa. In quel momento, titubante, riprendi la marcia. Ma quel “perché?” ce l’hai in gola. Allora abbassi il finestrino e dici: “Volevo farla passare!”. Niente. Il sorriso impietrito del pedone è l’unica risposta che ottieni e, frustrato nel tuo animo più docile e altruista, te ne vai. E’ a quel punto, quando tutte le auto sono passate, che lui attraversa. Vuole campo libero, come dargli torto. Lo farei anche io visto quello che, due volte su cinque, accade quando ti fermi per le strisce pedonali: un altro automobilista, che si pensa furbo, che ha fretta (solo lui?), sfreccia incurante delle auto in coda, ferme per l’attraversamento sulle strisce pedonali, rischiando di falciare il malcapitato che, dopo aver apprezzato il gesto di pochi, maledice la reazione di molti altri. Altre volte, invece, accade qualcosa di diverso. Succede che, in cambio del tuo comportamento civile di automobilista, ricevi un bel gesto di insofferenza da parte del pedone, quasi si sentisse offeso dalla tua sosta per il suo passaggio. La frustrazione ti assale anche in quel caso, con l’aggiunta di un pizzico di rabbia. Alla fine, quindi, mi viene da pensare che noi italiani siamo davvero poco abituati al senso civico e sempre più propensi a gesti di rabbia e insofferenza.
Proporrei una mobilitazione per sensibilizzare alla gentilezza, perché farla e riceverla è sempre motivo di gioia.
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