Sono incappata in questo interessante libro di Enzo Di Martino: “BloBiennale. Aneddoti, scandali, curiosità e incidenti alla Biennale di Venezia dal 1895 al 2013” per il quale vorrei azzardare una sorta di recensione.
Bella notizia: è scaricabile gratuitamente in e-book dal sito del “Gazzettino” al link:http://carta.ilgazzettino.it/Promozioni.php?TokenArgomento=188
Disponibile fino al 24 novembre 2013
Un libretto di piacevole e veloce lettura che incuriosisce riga dopo riga a partire dal primo scandalo avvenuto alla prima edizione della Biennale, nel 1895. L’episodio riguarda l’esposizione del dipinto Supremo convegno di Giacomo Grosso (1860-1938).
“Corre voce in città che tra le opere d’arte ve ne sia una che offende il pudore ed io prego di adoperarsi perché non sia messa in mostra” scrisse Papa Pio X al sindaco di Venezia. Questi chiese un parere allo scrittore Antonio Fogazzaro il quale ritenne “duro condannare il dipinto in nome della morale”. Fin da allora, spiega Di Martino, la Biennale affermò quella indipendenza di giudizio che sarà sempre, per quanto possibile, una sua irrinunciabile caratteristica. Ma cosa mostrava il dipinto? Un feretro col volto cadaverico di un uomo irrigidito dalla morte e cinque donne ignude che lo attorniano in pose disperate e voluttuose. Per Fogazzaro “uno stretto e pauroso nesso tra la libidine e la morte”
Da qui in poi è un susseguirsi di storie e aneddoti, dalla prima “raccomandazione” di una lunga serie (ad opera di D’Annunzio che caldeggiò Francesco Paolo Micheletti), al rifiuto di esporre Picasso agli inizi del 1900 perché “con la sua novità avrebbe potuto scandalizzare il pubblico” alla prima Biennale ambientalista, datata 1978.
Di Martino racconta, sempre in quegli anni, di una Biennale “chiusa” ai giovani e affetta da una sorta di “cecità storica” nei confronti di quanto avveniva a Parigi. Ci pensò la duchessa Felicita Bevilacqua La Masa a lasciare in eredità la sua Ca’ Pesaro ai giovani artisti che, nel 1908, iniziarono a portare venti di modernità a Venezia.
Pagine da sfogliare per apprendere come nacque l’idea dei padiglioni stranieri, come alcuni dei più autorevoli critici d’arte si espressero nei confronti di Renoir, Klimt o Modigliani, da chi e perché fu inventato il Festival del Cinema, il primo del genere al mondo.
Potrei continuare senza sosta a citare ciò che ha catturato la mia attenzione in questa sorta di retrospettiva “gossippara” su uno degli appuntamenti artistici che apprezzo maggiormente per la sua capacità di stordimento e spaesamento cognitivo e interpretativo, ma preferisco lasciare il piacere della scoperta. Termino solo con una considerazione: la Biennale di Venezia va “vissuta” almeno una volta nella vita. Sì, perché non si tratta solo di guardare… Non posso che allegare questa chicca dall’episodio “Le vacanze intelligenti” di Alberto Sordi suggerendovi di andare a Venezia magari dopo aver letto le “rivelazioni” di Enzo Di Martino.
Ps: se dovesse capitarvi, come a me, d’incontrare un visitatore giapponese che fotografa senza sosta il quadro elettrico delle sale, oppure perdervi nell’ammirare un’opera e ritrovarvi, voi stessi, guardati con insistenza quasi foste parte dell’opera stessa, non preoccupatevi…fa parte della magia della Biennale.
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