WORDPRESS, CHE SCHERZI MI FAI!

Niente, mi lancerò in parole di disperazione: WordPress, perché mi hai abbandonata?

Mea culpa, non entravo nel blog da diverso tempo. Come posso spiegarvi… sebbene sia abituata a maneggiare le parole (è il mio lavoro), negli ultimi due anni, da quando è scoppiata questa terribile pandemia, ho completamente perso la voglia di “dire la mia”. Ho perso la parola.

E’ diventato un tutto contro tutti. Appena ti azzardi ad esprimere un pensiero, ti attaccano. Se poi sei una giornalista, ti augurano pure la morte. Prima di dire (o scrivere) qualcosa ci penso bene, mi informo, faccio controlli incrociati, verifiche, leggo e rileggo – cancello – mi confronto con chi ne sa più di me, e via di seguito. Ho sempre proceduto in questo modo, però ora sto arrivando a livelli maniacali.

Ormai sembra che tutti, e dico proprio tutti, sappiano lo scibile. Quindi, mi limito a leggere, a osservare sconsolata e muta le bacheche dove le opinioni si scontrano ed esplodono impazzite, impaurita come un gatto in tangenziale. In fondo, mi consolo – o illudo – il silenzio, è un’opera d’arte. Un gesto rivoluzionario, come ci ha insegnato Kazimir Malevich con il suo White on White, nel 1918.

Questo sproloquio per dire che oggi, dopo quasi un anno, ho cercato di darmi una mossa. “Ma sì, dai, azzarda! Butta giù qualcosa, attraversa! Forse ti sei sbagliata, non è una tangenziale ma una strada normale. Pigia sul pulsante del semaforo e chiama il rosso, così le auto si fermano”.

Piena di entusiasmo mi accingo a riguardare tutti i vecchi articoli e a pensarne uno nuovo – non troppo triste perché in passato mi hanno bacchettata assai per questo – e cosa scopro? Che il layout del blog è completamente cambiato. Disperazione! (ma quanti punti esclamativi, Paola, non si fa -!-).

WordPress, perché mi hai abbandonata?! Ora dovrò riprendere in mano l’abbiccì (si scrive così, ho controllato sulla Treccani) Vabbè, me ne torno nella mia stanza, troverò sicuramente qualcosa da scrivere in un altro momento. Tanto, appunto, tutti dicono la loro. Perché non posso farlo anche io?

A ogni modo, il silenzio è d’ oro.

Ad maiora, come concluderebbe un mio caro amico.

Informazioni su Paola Buizza (LaBui)

Giornalista con un futuro sempre in discussione e un passato costruito sull'istinto. Una vita geograficamente collocata oltre gli schemi e gli stereotipi. Una donna che cade, soffre, si rialza e cammina. A volte, vola. Questo blog, comunque, non rappresenta una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con cadenza periodica né è da considerarsi un mezzo di informazione o un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001
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