La morte del pubblico e la fine di tutto

Condivido questa riflessione interessante da un altro blog.

Ecco perché sono gelosa del mio tempo, dei miei spazi, di ciò che scelgo. Ecco perché non fagocito eventi ma li “assaporo”. Ecco perché sono tornata ad ascoltare musica sul vinile. Ecco perché sono una persona culturalmente solitaria.

La Grande Concavità

Qualche tempo fa ero in un locale e stavo ascoltando un artista. Non dico che locale e non dico che artista, i nomi in questo caso non sono importanti.
Comunque, c’è lui sul palco, con i suoi musicisti, che si dà da fare per cantare le sue canzoni, per far arrivare i suoi testi ai presenti.
Sono nelle prime file, quindi non vedo il resto del pubblico, che comunque è piuttosto numeroso. Però sento un brusio che è più di un brusio, è molto più simile al tipo di rumore che le voci umane producono nei luoghi affollati come le stazioni o gli aeroporti. O i pub, nei brevi momenti in cui, tra una canzone e l’altra, tace la musica.
A quel punto mi giro e vedo che nessuno sta ascoltando. Nessuno. Chi mi conosce sa che sono un tipo incline all’esagerazione quindi facciamo che no, magari due o tre…

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Informazioni su Paola Buizza (LaBui)

Giornalista con un futuro sempre in discussione e un passato costruito sull'istinto. Una vita geograficamente collocata oltre gli schemi e gli stereotipi. Una donna che cade, soffre, si rialza e cammina. A volte, vola. Questo blog, comunque, non rappresenta una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con cadenza periodica né è da considerarsi un mezzo di informazione o un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001
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2 risposte a La morte del pubblico e la fine di tutto

  1. Andrea Capuano ha detto:

    Purtroppo in un posto in cui si mangia non si dovrebbe suonare.
    Crescendo ho capito che gli hamburger sono fatti per un tipo di luogo, la musica per un altro. Non si può suonare o cantare mentre chi sta di fronte a te ti sta mangiando un paninazzo da 1.5 kg in faccia. Con il tempo ho avvertito questo disagio e adesso che mi interessa soltanto portare le mie cose a qualcuno, trasmettere in giro un messaggio, quando mi devono mangiare in faccia dico no. Al limite, un posto che fa musica può servire da bere. Al banco. E senza tavoli. In un posto in cui si fa musica, e soprattutto se si propongono nuovi artisti e prodotti inediti, si dovrebbe soltanto fare musica. IMHO. Pace.

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    • Paola Buizza ha detto:

      Vero ciò che dici. Fosse per me moltiplicherei i luoghi nei quali fare solo Musica. Purtroppo la musica è sempre più spesso (anzi, sempre) intesa come intrattenimento, spettacolo, puro divertimento… E qui ci sarebbe anche un capitolo da aprire su chi fa musica e come. Personalmente vorrei sentire più musica inedita, autentica, di ricerca e meno cover (che non amo, eccezion fatta per chi riesce a metterci talmente tanto del suo talento da fare del brano un prodotto nuovo). Ma ritengo interessante le riflessione del testo che ho condiviso dal blog Lagrandeconcavita. Grazie per il tuo intervento.

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